L’AGCOM, acronimo di Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è un’autorità indipendente, istituita dalla legge 249 del 31 luglio 1997.
Essa, al pari delle altre autorità previste dall’ordinamento italiano, risponde del proprio operato al Parlamento, che ne ha stabilito i poteri, definito lo statuto ed eletto i componenti.
Ha come finalità principale quella di regolamentazione e vigilanza nei settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo e dell’editoria.
Dal sito ufficiale dell'Agenzia (www.agcom.it) si legge:
Si tratta di una scelta giustificata dai profondi cambiamenti determinati dall’avvento della tecnologia digitale, che attenua, fino ad annullarle, le differenze fra i diversi mezzi, diventati veicolo di contenuti – immagini, voce, dati – sempre più interattivi. Telefono, televisione e computer sono destinati a integrarsi, a convergere sulla medesima piattaforma tecnologica, ampliando in tal modo la gamma dei servizi disponibili.
Ebbene, dando un valore estremamente ampio a tale funzioni, già da tempo, il Governo aveva allo studio un progetto di legge che concedesse alla AGCOM il potere di regolamentazione del diritto d'autore su internet.
In attesa di tale legge si sono succedute, dunque, per mesi voci relative ad una delibera sul copyright che l'AGCOM era in procinto di elaborare e che, poi, almeno in bozza è stata effettivamente prodotta.
Operando in tal modo, dunque, la nuova regolamentazione del diritto d'autore on line non sarebbe passata attraverso il Parlamento, bensì delegata ad un'Autorità avente poteri solo di controllo e non certamente di tipo normativo.
Nelle more una serie di organizzazioni (tra cui Agorà Digitale e Avaaz) avevano raccolto e consegnato al presidente dell'AGCOM Calabrò, circa 53 mila messaggi, di cittadini che chiedevano ai membri della Commissioni cultura e industria del Senato e ai maggiori leader di partito di non affidare ad Agcom il potere discrezionale su contenuti del diritto d'autore on line.
Dopo tante discussioni e numerosi rinvii (finalmente) oggi tale vicenda sembra arrivata all'epilogo, nel senso che, almeno per ora, l'AGCOM non produrrà alcuna alcuna delibera sul Copyright, così come comunicato proprio dal presidente stesso in occasione della sua relazione di fine mandato.
In tale occasione Calabrò ha, infatti, dichiarato: “Internet ha un’insostituibile funzione informativa; nessuno più di noi ne è consapevole. Ma nessun diritto è senza limiti. Il diritto alla libertà di navigazione marittima non ha comportato il diritto alla pirateria. L’intesa era però che il Governo avrebbe adottato una norma di interpretazione autentica che rendesse leggibili per tutti le norme primarie che inquadrano la nostra competenza. E’ vero che una tale norma non è indispensabile, ma sarebbe certamente utile in una materia, qual è quella in questione, nella quale, per la sua sensibilità, è auspicabile la massima chiarezza. Finché il Governo non adotterà questa norma, noi – almeno in questa Consiliatura – non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento, pur così equilibrato, che abbiamo predisposto e messo a punto con ampia consultazione”.
Attraverso tali parole, perciò, il Presidente dell'autorità sembra volersi scaricare da ogni responsabilità rimettendo al Governo l'inerzia nell'adozione di una specifica norma in materia che potesse legittimare (ex post) l'AGCOM ad assumere tale potere di regolamentazione.
Dunque, sebbene la decisione dell'Autorità sia da accogliere con soddisfazione, se non altro, perchè, almeno per ora, appare scongiurato il pericolo di una sconsiderata e arbitraria decisione non maturata nell'ambito del dibattito parlamentare le parole di Calabrò non appaiono assolutamente condivisibili.
Infatti il Presidente e, per esso, l'Agenzia non hanno rinunciato alla volontà di regolamentazione del diritto d'autore on line, campo che, ribadiamo appare già esorbitante dalle sue funzioni istituzionali, ma si sono solo limitati "per opportunità" a non produrre nulla in attesa dell'adozione di una norma da parte del Governo.
Sembra, cioè, quasi di assistere ad una reazione risentita piuttosto "infantile" (concedeteci il termine) con la quale l'Autorità, offesa dal comportamento del Governo, ha deciso di non fare nulla.
Ma con quale diritto si può affermare che, comunque, sarebbe stata legittima l'attività di regolamentazione da parte dell'Agcom ?
Con quale diritto ci si può arrogare un ruolo che deve, invece, è proprio del legislatore e da esso non è assolutamente delegabile ?
E' vero sì (e su questo siamo d'accordo con Calabrò) che Internet ha un'insostituibile funzione informativa ed è proprio per tale importanza e per il rilievo sociale che ha ormai assunto che la sua regolamentazione non può essere lasciata in maniera indiscriminata ad un organo terzo fuori e soprattutto fuori dal dibattito e dal confronto parlamentare.
E' piuttosto vero allora (e speriamo che sia così) che il Governo non se la sia sentita di legittimare tale scelta estendendo oltre ogni limite consentito i poteri di un'autorità che si ribadisce, come tutte le altre autorità deve avere una funzione di controllo e coordinamento, ma non certamente normativa.
E forse, nel suggerire tale decisione, avranno contribuito in maniera importante le sollecitazioni provenienti dal "popolo della rete" e dalle migliaia di cittadini sensibili al problema, dimostrando ciò come la rete possa essere un'importante occasione di democrazia.
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