Giustizia: sì all'innovazione responsabile, no al tradizionalismo ostinato

Questo contributo prende spunto da una conversazione ascoltata tra colleghi avvocati di qualche giorno fa nella quale non sono intervenuto, ma che mi ha fatto molto riflettere tanto da voler mettere per iscritto qualcosa su questo blog.

Mentre ero in coda all'ufficio notifiche per ritirare la copia di un atto non ho potuto fare a meno di ascoltare cosa dicevano due colleghi avvocati uno sulla cinquantina e l'altro sulla sessantina ed oltre.

Il dibattito verteva sul fatto che gli stessi avevano accolto con grande disappunto tutte le innovazioni tecnologiche che, negli anni, avevano interessato la giustizia ed in particolare quelle relative alla ormai prossima introduzione del deposito obbligatorio degli atti in via telematica.

In particolare uno dei due affermava di non condividere affatto il mezzo di comunicazione della posta elettronica certificata ed il relativo sistema di prova legale dell'avvenuta ricezione del messaggio, in quanto a suo dire, sarebbe necessaria la prova dell'avvenuta lettura e non soltanto dell'avvenuta consegna, così come, invece, avviene per le raccomandate tradizionali.

Per questo motivo diceva che spesso aveva utilizzato il sistema delle raccomandate "aperte" proprio per garantirsi il fatto che nessuno gli avrebbe potuto eccepire che la busta fosse vuota.

Ho provato a ragionare sul punto e mi sono chiesto: ma chi garantisce che la raccomandata cartacea una volta giunta a destinazione (anche se prediposta senza busta) sia effettivamente letta da chi la riceve ? Esiste per caso un sistema per provarlo anche cartaceo ? Purtroppo non ho saputo trovare risposta.


Il collega continuava a lamentarsi del fatto che anche il fax fosse uno strumento molto pericoloso soprattutto se utilizzato in modalità "automatica" poichè in tal caso lo stesso potrebbe dimostrare l'avvenuta trasmissione di una comunicazione, ma non l'avvenuta lettura della stessa con grave pregiudizio per il ricevente.

L'avvocato per rafforzare la propria testi faceva l'esempio che se egli si fosse allontanato dallo studio in motorino e avesse fatto un incidente e, nelle more, fosse pervenuto un fax, trovandosi egli in quel momento e nei giorni successivi in ospedale non avrebbe potuto conoscerne il contenuto con evidente vantaggio per la sua controparte.

Per tali motivi precisava che se qualcuno intende inviargli un fax presso lo studio deve preventivamente chiamarlo, qualificarsi con nome e cognome e specificare il motivo per cui lo invia e, dunque, in assenza di tali chiarimenti non gli attiva la linea.

Anche in questo caso ho provato a fare una riflessione e mi sono chiesto: ma quale svantaggio può derivare da una situazione del genere che non possa essere poi successivamente chiarito soprattutto documentando il proprio stato di salute ? Ed in ogni caso quale danno così grave può comportare l'invio di un fax ad un avvocato ? Quali decadenze processuali possono verificarsi ? Personalmente non ne vedo nessuna. 

Anzi forse gli svantaggi maggiori sono per chi ha invia, piuttosto che per chi riceve, vista la non completa affidabilità tecnica del fax più in fase di invio che di ricezione.

L'altro avvocato più anziano gli rispondeva compiaciuto condividendo tali riflessioni e dicendo: "ah allora anche tu sei uno di quelli tradizionalisti, non sei passato al tablet...".

Il collega rispondeva di si e che lui era uno di quello che amava ancora leggere i libri e non leggere i tablet.

Per quanto questa espressione possa essere condivisibile sotto l'aspetto dell'indiscutibile valore del libro in forma cartacea, non rende però certamente giustizia ai vantaggi che è possibile ottenere da un tablet.

Tra questi solo per esemplificare avrei voluto fare al collega una domanda: è meglio andare in giro con voluminosi codici e pesanti fascicoli nella borsa oppure poterli consultare in maniera rapida e veloce tramite un tablet ?

L'altro avvocato più anziano aggiungeva che il valore della carta non potrà mai essere sostituito dalla corrispondente versione digitale dei documenti, poichè "la carta rimane, i documenti digitali no".

Forse anche qui sarebbe stato il caso di effettuare alcune precisazioni e, cioè, da un lato che esistono già norme che disciplinano il valore digitale dei documenti e che, comunque, la conservazione digitale, per quanto come ogni sistema possa presentare dei rischi, è di gran lunga più sicura e duratura nel tempo rispetto a quella cartacea.

Poichè c'era ancora da attendere la discussione si prolungava e andava a toccare la questione del processo civile telematico nei confronti del quale entrambi i colleghi manifestavano la più grande contrarietà.

Uno dei due diceva: "vedrai cosa succederà dal 30 giugno 2014" e l'altro rispondeva: "accadrà che qualche hacker entrerà nei sistemi informatici e farà sparire tutto". Per questo motivo la scelta di adottare il processo telematico come obbligatorio era da considerarsi sbagliata e pericolosa.

Anche qui avrei voluto raccontare ai colleghi di quanti fascicoli cartacei sono già spariti dagli uffici giudiziari senza possibilità peraltro di ricostruirne i documenti originali o quanti fascicoli ormai archiviati siano introvabili o siano stati rovinati dal tempo e dall'umidità presente in numerosi locali adibiti ad archivio presso i Tribunali italiani.

Eppure a queste cose non si pensa pur di esaltare l'immodificabilità e la perfezione della carta che per sua stessa natura garantisce conservazione, certezza e sicurezza.

Ebbene poi l'attesa è finita, abbiamo ritirato i nostri atti ed ognuno è tornato a svolgere le sue quotidiane attività.

A me, però, il pensiero è rimasto e ho continuato a riflettere sul perchè tanti avvocati, non solo giovani (come si pensa) ma anche ormai con molti anni di esperienza si stiano mettendo in gioco imparando ad utilizzare strumenti fino a ieri poco conosciuti (vedi pec, firma digitale, ecc..) e tanti altri (forse la maggioranza...) continuino a voler rifiutare l'innovazione non riuscendo a comprenderne gli innegabili vantaggi a favore di un ostinato e anacronistico tradizionalismo ?

Non ho una risposta in tal senso, ma penso soltanto che ogni cosa, come la tecnologia vada utilizzata in maniera responsabile comprendendone i vantaggi e sfruttandone le potenzialità in tutti gli ambiti e, dunque, anche in quello giudiziario.

Rifiutare questo ragionamento vuol dire rifiutare il progresso e se l'avessero fatto anche le generazioni che ci hanno preceduto oggi continueremmo a scrivere ancora con penna, carta e calamaio.

Non dimentichiamolo...

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